Il Cammino
di Antonio
A Sacred Oratorio for
tenor, narrator, choir and orchestra
EN
In 1221, Anthony of Lisbon, born Fernando Martins de Bulhões, was shipwrecked in the bay of Capo Milazzo in Sicily. From there he started a long journey along the ancient routes that crossed Italy; a journey that proved to be spiritual as well, as it was deepened and enriched by the message of St Francis. Anthony first reached northern Italy, then France and finally Padua, the city where he died and where his relics and testimony live on in the Basilica dedicated to him.
IT
Nel 1221 Antonio da Lisbona, al secolo Fernando Martins de Bulhões, naufragò nella baia di Capo Milazzo in Sicilia. Da lì prese vita un lungo viaggio attraverso le antiche vie che percorrevano l’Italia, un cammino anche spirituale che si arricchì del messaggio di San Francesco. Antonio raggiunse prima il nord Italia, poi la Francia e infine Padova, città in cui morì e nella quale le sue reliquie e la sua testimonianza rifulgono nella Basilica a lui dedicata.

EN
Il Cammino di Antonio (The Way of Anthony) retraces the still unsung physical and spiritual journey of the man who became the "Saint Preacher" known as St. Anthony of Padua, who is still venerated today by millions of devotees all over the world.
Il Cammino di Antonio is a Sacred Oratorio for tenor, narrator, choir and orchestra, with music by Maestro PandolfoPaolo and a libretto by Prof. Giovanni Ponchio. An opera that sheds light on St. Anthony's spiritual role but also on his social engagement, in a choral invocation full of strength and hope.
IT
L’opera Il Cammino di Antonio ripercorre il cammino fisico e spirituale ancora poco conosciuto di quell’uomo che diventò il “Santo predicatore” noto come Sant’Antonio di Padova, che ancor oggi è venerato da milioni di fedeli in tutto il mondo.
Il Cammino di Antonio è un Oratorio Sacro per tenore, voce recitante, coro e orchestra, con le musiche del Maestro Paolo Pandolfo (PandolfoPaolo) e con il libretto curato dal Prof. Giovanni Ponchio. Un’opera che mette in luce il ruolo spirituale ma anche l'impegno civile di Sant’Antonio, in un'invocazione corale ricca di forza e di speranza.

Il Cammino di Antonio
15 June 2023, 9pm
'Giugno Antoniano'
Basilica of St. Anthony
Padua - Italy
Tenor (Antonio)
Antonio Signorello
Narrator
Paolo Tonietto
Choir - Città di Piazzola sul Brenta
Choir - Polifonico di Piove di Sacco
Orchestra
Concentus Musicus Patavinus
Director
Sergio Lasaponara
free entrance
more info
www.santantonio.org

Il Cammino di Antonio
15 giugno 2023 ore 21:00
Giugno Antoniano
Basilica di Sant’Antonio
Padova - Italy
Tenore (Antonio)
Antonio Signorello
Voce recitante
Paolo Tonietto
Coro Città di Piazzola sul Brenta
Coro Polifonico di Piove di Sacco
Orchestra
Concentus Musicus Patavinus
Maestro Concertatore
Sergio Lasaponara
Ingresso libero
informazioni
www.santantonio.org

Il Cammino di Antonio
Oratorio Sacro
Paolo Pandolfo (compositore)
Giovanni Ponchio (libretto)
PARTE PRIMA
(1)
PRELUDIO E CORO
Torna il sereno sulla città,
corte son le ombre tra i portici,
il caldo copre sui vicoli
il basso continuo delle voci.
A Padova accorre la gente
con il peso dei suoi dolori.
Angosce e speranze davanti
alla tomba del Santo depone.
(2)
VOCE RECITANTE
L’uomo, nel corso della storia recente, ha modificato il paesaggio naturale, il linguaggio, il modo di pensare e vivere. A Padova, come altrove nel mondo.
Eppure non muta nei secoli la devozione popolare ad Antonio di Padova. Ovunque si trova la sua immagine: nelle chiese e nelle piazze, nelle strade più illuminate e nel buio dei tuguri.
A Padova ogni anno, migliaia di pellegrini vengono a pregare sulla sua tomba, a chiedere una grazia, a ringraziare per averla ottenuta.
Qual è il segreto di questa figura che, dopo quasi mille anni, continua ad operare nell’animo, ad indurre al pentimento, a suscitare la preghiera, a confortare e a sanare?
Uno dei modi per rispondere alla domanda è quello di ripercorrere la vita di Antonio, lungo le strade che lo condussero a Padova. Nella città in cui morì e nella quale le sue reliquie e la sua testimonianza rifulgono.
CORO E VOCE RECITANTE
Il cammino italiano di Antonio inizia con uno spaventoso naufragio.
Dentro la tempesta: lampi accesi
nella tenebra, lungo muggito
di vento, onde come impazzite
montagne nel freddo mare bollente.
Dentro la tempesta, alla deriva
Antonio parole e acqua salata
sputa verso il cielo: Dio un segno
mandami della tua santa volontà!
Una tempesta affonda l’imbarcazione in cui si trova Ferdinando, portoghese, monaco agostiniano, sacerdote e teologo. Ha da poco conosciuto il movimento francescano e, affascinato dalla radicalità della sua testimonianza, ha deciso di aderirvi con il nome di Antonio.
L’entusiasmo per la nuova vita, lo spinge in Marocco per portare il vangelo tra gli infedeli, sull’esempio di cinque fraticelli martirizzati. Ma il tentativo risulta un fallimento. Accetta il primo passaggio per tornare e viene sbattuto da una tempesta sulla spiaggia di Milazzo.
(3)
RECITATIVO (CORO VOCI PARI)
Spossato nel fisico e depresso nello spirito, Antonio si trova solo a Messina, senza sapere che cosa pensare e fare.
Lo aiuta un piccolo gruppo di frati minori che lo curano e lo incoraggiano a trovare serenità.
(4)
VOCE RECITANTE
Ad Assisi Francesco ha chiamato a raccolta i suoi fratelli. Così Antonio, alla ricerca di comprendere la volontà di Dio su di sé, decide di seguire i fraticelli all’incontro con Francesco. Il cammino dura tre mesi. Tre mesi, quasi un pellegrinaggio verso colui che può aiutarlo a trovare la luce.
CORO
Non possedete nulla.
Non casa, né cosa alcuna.
Povertà vestite e umiltà.
Con fiducia andate
nel Signore che per noi
si fece povero e umile.
(5)
VOCE RECITANTE
30 maggio 1221 Assisi. Un grande slargo accoglie il raduno dei minori. Ovunque una moltitudine di stuoie dove migliaia di persone hanno passato le notti. Vengono dalla Svezia, dalla Francia, Inghilterra, Spagna, Germania, Danimarca. In poco tempo il piccolo ordine è diventato un corpo enorme che la crescita troppo rapida ha reso impacciato e disordinato. Ha bisogno di una regola che ne curi la crescita e che definisca con chiarezza che cosa significhi vivere la povertà evangelica, argomento sul quale girano troppe interpretazioni di comodo.
Dopo cinque giorni di incontri, racconti, discussioni e preghiere, poco prima del tramonto del sole su un declivio erboso, compare Francesco. Sembra un vecchio malato che cammina a piccoli passi, eppure non ha nemmeno quarant’anni. I suoi occhi sono bendati, a causa di una malattia contratta in Egitto.
(6)
Ma quel corpo malato va oltre ogni spiegazione.
Antonio nel silenzio della grande spianata sente quella flebile voce che cresce e dentro di lui diventa un canto.
ANTONIO
Vera ricchezza, la povertà.
Vera gioia, la povertà.
Ecco, è questo che cerco!
Conducimi per mano, Signor
ove possa essere fedele
testimone del tuo amore.
Conducimi per mano, Signor
ove possa essere fedele
testimone del tuo amore.
Aiutami a servirti, tutti
i giorni del breve cammino
in povertà, letizia e umiltà.
Antonio rimane solo sullo spiazzo diventato deserto.
(7)
VOCE RECITANTE
Antonio accetta l’invito di un piccolo gruppo di minori che lo invitano ad andare con loro. Così nel giugno del 1221, deciso a diventare un uomo nuovo, arriva all’eremo di Montepaolo. Sono quattro pietre, messe una sull’altra senza tante pretese. Nulla a che vedere con lo sfarzoso monastero di Coimbra da cui proviene. Questa piccola costruzione nella sua semplicità è la dimostrazione di che cosa si deve fare: costruire una Chiesa semplice, povera, umile…fatta di poche cose, quelle buone e necessarie.
Passa così un anno, trascorso facendo il lavapiatti o il cuoco improvvisato, quando una svolta nella sua vita viene determinata da una straordinaria circostanza. Durante l’ordinazione dei nuovi sacerdoti nella cattedrale di Forlì, a causa di un improvviso malore, viene a mancare l’incaricato della omelia. I frati minori presenti alla cerimonia, sollecitati ad intervenire, mandano sul pulpito Antonio.
Davanti ai prelati, ai nobili e ai rappresentanti del popolo, vestito di poveri stracci, il lavapiatti dell’eremo prende la parola, commuovendo ed incantando i presenti. La sua voce sembra ora melodia struggente che penetra il cuore, ora tromba del giudizio che incute il timore di Dio.
(8)
ANTONIO
Ogni parola del Vangelo
diventi pane che ogni giorno
in abbondanza mangiate insieme.
Noi pure diventiamo pane:
il seme maciniamo del verbo
con lo spirito contrito e la mente.
Impastiamo con acqua salata
per il pianto del pentimento
e col lievito d’ ogni opera buona.
Dal caldo del nostro cuore
sforniamo un pane di fede
da condividere con il prossimo
PARTE SECONDA
(9)
La fama di Antonio si diffonde in Romagna e poi al di fuori di essa, tanto che il suo ordine gli chiede di spostarsi a Bologna, città universitaria, dove proliferano gli eretici. La missione che gli è affidata è di convertire, attraverso la predicazione, quanti hanno abbracciato le nuove dottrine che circolano in Italia e in Francia, oramai da tempo.
CORO DEGLI ERETICI
Basta! Basta regole! Siamo liberi.
Basta! Basta vincoli! Siamo puri.
Basta con monaci depravati e falsi!
Basta con preti venduti e corrotti!
In nome del vangelo, sciogliamoci
dalle catene dei chierici. Menzogne
onori, piaceri, ricchezze lasciamo.
Fedeli liberi e puri siam di Cristo.
(10)
Antonio capisce subito che causa della diffusione ereticale non sono le teorie teologiche, ma la cattiva condotta dei prelati che allontanano dalla Chiesa i credenti. È necessario perciò far precedere alla predicazione una vita che testimoni la povertà e l’amore di Cristo verso i poveri. In tal modo il giovane frate riesce a riportare alla vera dottrina molte persone appartenenti alle classi più modeste. Ma i personaggi più in vista gli propongono prove assurde o tranelli, nel tentativo di metterlo in difficoltà.
(11)
CORO
La mula, digiuna da tre giorni,
condotta davanti a frate Antonio
si rifiuta di toccare il fieno
e s’ inginocchia davanti all’ostia.
Miracolo, miracolo tra noi!
A Rimini gli capita di essere invitato a predicare sulla spiaggia. Ma all’appuntamento non si presenta nessuno.
(12)
Allora Antonio si avvicina alla battigia e predica ai pesci che affiorano dall’acqua per ascoltarlo.
Pesci del mare attenti ascoltate:
musica discende fresca dal cielo
come lieve pioggia d’agosto.
Pesci del mare attenti ascoltate
parole che uomini sordi sentire
non vogliono, con me forte gridate:
Al prossimo apri il tuo cuore
una vita nuova viver potrai!
(13)
Bologna nel novembre 1223 giunge a Antonio una lettera da Assisi: Al fratello Antonio, mio vescovo, il fratello Francesco augura salute. Approvo che tu insegni sacra teologia ai fratelli, purché in questo studio tu non spenga lo spirito di orazione e di devozione com’è stabilito dalla Regola. Sta’ bene. Francesco d’Assisi.
(14)
È un nuovo inizio, quello dell’insegnamento delle Sacre Scritture e della teologia ai frati. Si tratta di un passo importante non solo per Antonio, ma per tutto il movimento francescano che il suo fondatore voleva lontano dalle sottigliezze e dalle dispute teologiche.
I successi nella lotta contro l’eresia comunque continuano e Francesco, su richiesta di papa Onorio III, lo invia nei territori più compromessi dalla diffusione dei catari. Soprattutto in Francia, a Tolosa e Limoges dove più che la parola a convincere gli erranti è l’esempio della sua vita umile e povera.
Tornato in Italia come provinciale dell’Alta Italia, ne percorre a piedi i territori, spingendosi sino a Gemona del Friuli, dove, secondo la tradizione, fa erigere la prima chiesa antoniana dedicata alla Madonna.
(15)
Infine nel 1230 come semplice frate arriva a Padova. La città è in forte espansione economica e demografica. Conta più di 35.000 abitanti, al pari dei grandi centri italiani. Sede di traffici e scambi, oltre che di un prospero artigianato, nasconde però tra vicoli e portici miseria fisica e morale.
Antonio si rende conto che una delle cause del rapido impoverimento di molti è la pratica dell’usura.
La condanna dell’usura si accompagna tuttavia alla ricerca di soluzioni concrete che rendano meno ingiusta la società padovana e meno pesanti le condizioni di quanti sono travolti dai rovesci economici. In questa direzione vanno le modifiche degli statuti comunali, suggerite da Antonio e approvate dal Consiglio Maggiore.
Con quali mani fate elemosina
voi che rubate, che distruggete
i beni dei poveri e come lupi
sbranate le vedove e gli orfani?
Guai a voi ricchi! Le vostre mani
grondano di sangue innocente.
Nelle vostre case sta nascosto.
quanto ai poveri avete rapito. (Coro)
Nuove violenze e nuove ingiustizie cadono su Padova per effetto della politica aggressiva di Ezzelino III da Romano, vicario imperiale e acerrimo nemico della città guelfa. Nemmeno di fronte ad Ezzelino si ferma l’opera pacificatrice di Antonio. A Verona nell’aprile del 1231 riesce a farsi ricevere e cerca in tutti i modi di convincerlo a liberare i prigionieri e ad operare non con la spada, ma con la misericordia. Non ottiene grandi risultati, ma il suo monito ancora echeggia, mentre stanco se ne va dal castello del tiranno.
(16)
ANTONIO
O uomo colmo di tutto,
non passerai la notte.
O uomo colmo di tutto
non riaprirai gli occhi.
O uomo colmo di tutto
la potenza non ti seguirà.
O uomo colmo di tutto
come bestia sgozzato sarai. (solo)
(17)
Maggio 1231 Camposampiero. Antonio sta male. Una vita di stenti e tribolazioni, di massacranti viaggi a piedi, di fatiche e di angosce gli ha consumato il corpo. Accetta allora l’invito di Tiso da Camposampiero a ritirarsi in campagna per riposarsi.
La fama della sua santità lo precede. La voce della sua presenza si diffonde, richiamando migliaia di persone sotto l’albero di noce su cui passa la notte. Debolissimo continua a predicare, confessare e amministrare l’eucarestia.
13 Giugno 1231. Allo stremo delle forze, con il corpo enfiato per la ritenzione idrica, Antonio sente una voce, è una voce conosciuta… tanto tempo fa, la voce di sua madre che lo chiama di lontano:
Fernandinho, meu pequeno,
onde està você? (coro)
Chiede allora di essere portato a Padova e sopra un carro trainato da buoi, giunge sino alle porte della città, dove esala l’ultimo respiro nel convento delle clarisse.
(18)
ANTONIO
Padre, nelle tue mani affido
il mio spirito.
Padre, tutta la vita ho cercato
lieta povertà.
Padre, ti ho trovato sempre
tra gli umili.
Padre, nelle tue mani affido
il mio spirito. (solo)
La notizia della morte si diffonde in un baleno e si mescola con quella dei primi miracoli che l’intercessione Antonio ottiene da Dio per quanti lo invocano.
(19)
CORO
Torna il sereno sulla città,
corte son le ombre tra i portici,
il caldo copre sui vicoli
il basso continuo delle voci.
VOCE RECITANTE
A Padova accorre la gente
con il peso dei suoi dolori.
Angosce e speranze davanti
alla tomba del Santo depone.
(20)
CORO Inno finale
“Animato dalla certezza
di non pregare invano, a te
ricorro che sei ricco di
meriti davanti al Signore.
Non rifiutar la mia preghiera,
ma per la tua intercessione
essa possa giungere al trono
di Dio che tutto può e provvede.
Nell’ora dell’ultima prova
che conservi intatti gli affetti
e rimanga forte nella fede
e nell’amore santo di Dio.”
Amen

PandolfoPaolo (compositore)
Si è diplomato in Composizione al Conservatorio Pollini di Padova sotto la guida di Wolfango Dalla Vecchia. Ha conseguito riconoscimenti in numerosi concorsi di composizione nazionali ed internazionali essenzialmente nella musica sacra. Citiamo il “Te Deum” per soli, coro e organo, che è risultato vincitore del concorso “Anima Mundi” per il 950° anniversario della Cattedrale di Pisa, concorso presieduto da Sir John Eliot
Gardiner (2014). Successo bissato nel 2017 (con l’Ave Maris Stella), unico caso nella storia della manifestazione fondata dal compianto maestro Giuseppe Sinopoli.
La collaborazione con il librettista Giovanni Ponchio ha portato a importanti riconoscimenti fra cui citiamo: il primo premio assoluto nel concorso nazionale indetto dalla Diocesi di Livorno con l’oratorio sacro sulla vita di Santa Giulia (La croce di Giulia) per soli coro e orchestra (2017); il primo premio assoluto nel 2019 e nel 2022 con lavori sulla Divina Commedia di Dante Alighieri nei concorsi di composizione indetti dalla Cappella Musicale della Basilica di san Francesco a Ravenna.

Giovanni Ponchio (librettista)
Laureato nel 1976 in filosofia presso l’Università di Padova, ha insegnato per 43 anni lettere, storia e filosofia nei Licei della città. Dal 2021 è preside dell’Istituto Barbarigo. Presiede il Consorzio delle Biblioteche Padova Associate ed è iscritto all’albo dei giornalisti e dei pubblicisti del Veneto. È inoltre direttore responsabile di alcune pubblicazioni periodiche. Ha al suo attivo alcune pubblicazioni di natura filosofica tra cui Cultura radicale e società politica in Italia, Padova 1985 e Tempo civile e tempo ecclesiale, Padova 2000. Si interessa da tempo della storia di Padova.
Sul rapporto tra Dante Alighieri e la cultura padovana del 1300 ha pubblicato nel 2019 Il volo di Gerione, mentre è in fase di stampa sulla rivista Il Santo un saggio sulla mancata presenza di Antonio di Padova nel Paradiso dantesco. Dopo aver compiute lunghe ricerche sul movimento cattolico padovano, ha pubblicato Passione secondo Giuseppe. La tragica storia di don Giuseppe Paccagnella raccontata nei documenti d’archivio, Treviso 2022. Collabora da anni con il maestro Paolo Pandolfo, scrivendo i testi di alcune opere, tra le quali Il quarto re, La croce di Giulia, La sinfonia dei giganti.